Chiunque di noi, ogni giorno, può accertare quanto sia confortante vivere in spazi che, grazie a un preciso calcolo delle proporzioni, un appropriato alternarsi dei vuoti e dei pieni e una felice scelta dei materiali e dei colori, comunicano bellezza e armonia.
In fondo l’uomo cosa chiede all’architettura se non di aiutarci a vivere in un mondo migliore?
Fare l’architetto è una grande avventura. Ovunque c’è qualcosa da conoscere, spiegare, conservare, ammodernare. La prima regola, dunque, è essere curiosi. La seconda è dedicare a ogni progetto il tempo necessario: per comprendere il luogo in cui si interviene, l’impatto dell’intervento, le esigenze del committente. La terza regola è padroneggiare il mestiere.
Il mestiere nasce dalla conoscenza, dalla sperimentazione e dalla competenza che si accumula. Ci rende più efficienti nel nostro lavoro, ci guida. Il mestiere è la via sicura, ma noi facciamo in modo che non scivoli nella routine. Se si progetta secondo consuetudine, ci si ripete e basta. Noi preferiamo cercare la soluzione adatta. Ogni volta.
Progettiamo integrando le trame narrative del passato con le urgenze del presente e prestando attenzione alle istanze dell’ambiente e della natura.
Prediligiamo toni pacati, prestiamo grande attenzione alla scelta dei materiali, preferiamo procedere per sottrazione anziché aggiungere. Conosciamo la dottrina colta e indaghiamo le tendenze, aggiriamo però la trappola delle mode e rifiutiamo l’omologazione ai riferimenti che s’impongono al di là dei contesti e delle domande locali.
Amiamo immaginare spazi e oggetti che non dialogano solo come espressione decorativa, ma l’uno nel rispetto dell’altro. Lavoriamo, da un lato, senza tralasciare il particolare e il dettaglio e, dall’altro, cercando – sia che si tratti di persone, cose, funzioni o spazi – la ragione del tutto.
Ci piace attingere alla storia dei luoghi nei quali interveniamo e tradurla in un linguaggio contemporaneo, utile all’uomo di oggi e comprensibile alle generazioni future. Ascoltiamo il committente, l’abitante, il cittadino, favoriamo soluzioni sostenibili sia sul piano sociale che economico, senza rinunciare alla nostra autonomia espressiva. Perché l’architetto è – e deve pur sempre essere – un autore.
L’identità delle nostre architetture è racchiusa, prima ancora che nelle forme scelte, nel ragionamento ad esse sotteso, in quel processo complesso che indaga, studia, si confronta e infine sfocia nel linguaggio più appropriato, forte e riconoscibile. Ogni progetto – piccolo o grande – è un racconto di storie, passioni e tendenze, una narrazione di gusti, culture e modi di vivere.